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Intervista a José Luis Plasencia, CIO Spagna

José Luis Plasencia, oggi CIO di Pluxee Spagna, ci racconta il suo percorso professionale e la sua visione sul futuro del ruolo del CIO. Tutto inizia al liceo, quando rimane affascinato […]

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Intervista a José Luis Plasencia, CIO Spagna

José Luis Plasencia, oggi CIO di Pluxee Spagna, ci racconta il suo percorso professionale e la sua visione sul futuro del ruolo del CIO. Tutto inizia al liceo, quando rimane affascinato […]

José Luis Plasencia, oggi CIO di Pluxee Spagna, ci racconta il suo percorso professionale e la sua visione sul futuro del ruolo del CIO. 

Tutto inizia al liceo, quando rimane affascinato dalle funzionalità pionieristiche del NEC PC 9801, uno dei primi personal computer giapponesi. È lì che nasce il suo amore per l’informatica.  

Nonostante la sua vocazione per l’insegnamento, la tecnologia diventa col tempo la sua grande passione: la sua carriera professionale inizia tra calcoli matematici e grafica 3D, per poi dedicarsi con grande impegno ai sistemi ERP. Con coraggio ha affrontato sfide complesse e ha saputo trasformare ogni errore in un’opportunità di crescita, con onestà e umiltà. 

Il suo consiglio ai CIO di domani? 

“Circondati di un team migliore di te e lascia che agisca, sbagli e cresca.” 

Una frase che racchiude la sua visione della leadership: per essere un buon CIO servono esperienza, intuito e agilità, senza mai temere che qualcuno possa rubarti il posto.  

In questa intervista José Luis, oltre che di leadership, ci parla di intelligenza artificiale, tecnologia, del ruolo sempre più centrale del CIO e di molto altro ancora. 

Cominciamo dall’inizio… raccontaci il tuo primo contatto con la tecnologia. È stato amore a prima vista o un colpo del destino?

Ho studiato in un liceo scientifico speciale creato dal governo dell’isola per formare i futuri scienziati di Cuba. Si studiava per specializzazioni. La matematica scorreva nelle mie vene. Una delle materie che ci veniva insegnata era “informatica”. Mi sono innamorato delle NEC PC 9801, uno dei primi modelli di personal computer prodotti in Giappone. Avevano una stampante a matrice con cui abbiamo disegnato una rappresentazione della Gioconda – che conservo ancora – e un dispositivo chiamato Lightpen per disegnare grandi pixel a colori sullo schermo. Quel PC mi ha conquistato, e da allora non mi sono più separato dall’informatica. Anche quando sono arrivato nell’ex URSS per studiare “Cibernetica”, dove mi sono trovato di fronte a mainframe preistorici con compilazione parallela e monitor monocromatici di ferro, l’amore non è finito. 

Qual è stato il tuo primo lavoro nel settore IT e cosa hai imparato da quell’esperienza?

Il mio primo lavoro nel settore IT è stata anche la mia passione, e finirò dove ho cominciato: tornerò a insegnare all’università. Mi sono specializzato in grafica 3D, quando ancora non era uscito nemmeno “Toy Story 1”, che ha segnato un prima e un dopo. La mia tesi di laurea, il mio master in informatica applicata e il mio dottorato (incompiuto) erano dedicati alla ricostruzione facciale a partire dal cranio, con finalità forensi e archeologiche. Alcuni dei miei articoli sono ancora citati. Un giorno mi inviarono a una business school della McMaster University, a Toronto, e non comprendevo l’utilità di studiare gli ERP. Ma la vita mi ha dimostrato che ogni conoscenza acquisita è luce per comprendere il futuro. Ho dedicato gran parte della mia carriera professionale agli ERP. 

Se potessi tornare indietro, quale consiglio daresti al te stesso all’inizio della tua carriera?

José Luis, finisci il dottorato. Trova un modo per garantire la stabilità economica della tua famiglia, ma non mollare. Non lasciare mai nulla a metà: porta a termine tutto ciò che inizi e impara il più possibile. 

Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato come CIO e come l’hai superata?

Due anni fa, la principale banca del Portogallo comunicò che avrebbe interrotto il contratto entro 8-10 mesi. L’azienda aveva centinaia di migliaia di dipendenti che utilizzavano la carta dei benefit. Bisognava migrare l’intero mercato in quel tempo. Ma la vera difficoltà era che non esisteva un team di sviluppo, e serviva un controllo rigoroso dell’ambito per concentrarsi solo su ciò che era strettamente necessario per “salvare” il business. Ho assunto il team, ho imparato il portoghese per migliorare la comunicazione, ho gestito l’ambito, le tensioni e le crisi con le altre aree. In 7 mesi abbiamo modificato tutti gli asset digitali (inclusa la App per i consumatori), implementato un nuovo ecosistema di pagamenti, trasferito saldi e inviato nuove carte a tutti. L’azienda ha continuato l’attività e oggi non solo tutte le carte sono migrate, ma abbiamo anche un team IT consolidato, competente e motivato. 

Ci racconti un errore che si è rivelato una grande lezione?

Sì, certo! Quando ho iniziato in questa azienda – dove oggi sono CIO – come sviluppatore Delphi, mi fu assegnato lo sviluppo della prima carta di coordinate per i pagamenti scolastici. Non conoscevo il business, né i sistemi, né il codice accumulato in oltre 15 anni. Stavo per lanciare una query nel DB sui dati reali dei beneficiari… e senza accorgermene, ho eliminato la clausola WHERE dalla query di cancellazione. Risultato? Ho cancellato l’intera tabella in produzione. Con l’aiuto dei colleghi abbiamo recuperato il database, ma è stato un momento di puro panico. Avevo 42 anni e programmavo ancora… Beh, alla fine tutto è andato bene, ed eccomi qui. 

C’è stato un momento chiave in cui hai sentito di essere nel posto giusto, nel ruolo giusto?

Sì. Oltre all’IT, sono responsabile anche dell’ecosistema dei pagamenti, che è centrale nel nostro business. Il lancio di una nuova carta sul mercato mi ha fatto capire quanto fosse importante la mia esperienza in materia di pagamenti e conoscenza dell’ecosistema digitale dell’azienda. È stato un momento di forte gratificazione. 

Quale tecnologia sta trasformando maggiormente il tuo settore oggi?

Senza dubbio l’intelligenza artificiale. Tutti parlano della generativa, ma in realtà le aziende hanno bisogno di più. Nella nostra azienda abbiamo fatto un salto di qualità nel servizio clienti grazie a un voicebot sviluppato con DialogFlow, che attraverso NLP risponde a richieste operative (attivazione carta, PIN, saldo…) evitando l’intervento umano, sempre con i massimi standard di cybersecurity. 

Quali sono oggi i principali “pain points” di un CIO?

La velocità con cui evolve la tecnologia, soprattutto l’IA, genera due grandi problemi. Primo: l’obsolescenza accelerata delle soluzioni digitali. Secondo: la necessità continua di aggiornare le competenze del team.
Un altro punto chiave è la fidelizzazione dei talenti: a Pluxee offriamo pacchetti di benefit personalizzati che favoriscono la formazione e aiutano ad affrontare il primo problema.
Infine, la cybersecurity. Gli attacchi sono sempre più sofisticati. I CIO e i CISO vivono in costante allerta per prevenire, rilevare e risolvere nuove vulnerabilità legate all’IA. 

Quali competenze sono essenziali per affrontare le sfide future dell’IT?

Un CIO non può sapere tutto. Bisogna circondarsi di persone più competenti di sé, senza paura. L’esperienza, l’intuito, la leadership calma, la capacità di delegare, il pensiero disruptive e l’agilità sono le chiavi. Non bisogna temere che un giorno qualcuno del tuo team possa sedersi sulla tua sedia. Bisogna prepararsi… magari per tornare a insegnare. (L’ho già detto, vero?) 

Se dovessi descrivere il futuro della tecnologia con una sola parola, quale sarebbe?

Senza alcun dubbio la definirei “Appassionante”. 

Se potessi dare un solo consiglio ai futuri CIO, quale sarebbe?

Circondati di un team migliore di te, ma sopratutto lascia che sbaglino perchè non c’è modo migliore per crescere.

Completa la frase: “Il ruolo di un CIO oggi è…”

Essere un partner per il business e un coach per il team. 

Chi intervisteresti nel mondo tech se potessi, e perché?

Mi piacerebbe intervistare Alan Turing. Pioniere dell’informatica e padre dell’IA. Vorrei chiedergli cosa pensa dei progressi dell’IA oggi e del commento di Geoffrey Hinton, Nobel 2025: “Se esiste un modo per controllare l’IA, dobbiamo scoprirlo prima che sia troppo tardi… non è più fantascienza.”  

Chi guida l’innovazione oggi sa che la tecnologia cambia in fretta, ma sono le persone a fare davvero la differenza.

José Luis Plasencia ci ha mostrato cosa significa affrontare le sfide dell’IT con coraggio, visione e capacità di guidare ogni membro del team, trasformando le sfide in crescita.

Grazie a José Luis per aver condiviso con noi la sua esperienza ed averci regalato interessanti spunti di riflessione.

 

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