Recentemente ho visto il video-teaser di Amazon Leo “A new era of internet is coming”, e devo ammettere che non è il classico spot che ti promette il futuro. È qualcosa di diverso: concreto, pragmatico, quasi industriale. Niente astronavi luccicanti o visioni futuristiche astratte. Quello che vedi sono antenne Leo su tetti di case, barche, negozi, ambulanze, veicoli. Scenari reali, applicazioni concrete.
Questa scelta comunicativa dice molto. Amazon non sta vendendo un esperimento spaziale o un gadget per early adopter. Sta posizionando Leo come infrastruttura; una rete globale destinata a comunità, PMI, governi, operatori logistici, servizi di emergenza. Non un lusso satellitare, ma uno strumento di lavoro.
E dopo aver seguito l’evoluzione del progetto negli ultimi mesi, posso dire che questa impressione è coerente con la direzione strategica che Amazon sta prendendo. Leo ambisce a diventare un’offerta parte del tessuto digitale globale.
Da Project Kuiper a Amazon Leo: cosa è cambiato
A novembre 2025, Amazon ha ufficialmente ribattezzato Project Kuiper in Amazon Leo. Non è solo un rebranding: è il segnale che il progetto è entrato in una fase operativa matura.
La costellazione conta già oltre 150 satelliti in orbita bassa (LEO), con l’obiettivo di raggiungere oltre 3.200 unità. Amazon ha svelato l’antenna di punta, Leo Ultra: phased-array, senza parti mobili, progettata per resistere a condizioni meteo avverse. Le specifiche parlano di fino a 1 Gbps in download e 400 Mbps in upload — prestazioni comparabili a quelle di una connessione in fibra, sebbene non siano stati ufficializzati dati di latenza.
Ma il punto non è solo la banda. Leo si distingue per l’integrazione profonda con Amazon Web Services (AWS). Attraverso funzionalità come “Direct to AWS” e “Private Network Interconnect (PNI)”, un terminale Leo può collegarsi direttamente a reti cloud o on-premise, bypassando completamente l’internet pubblico.
In sintesi: Leo ha abbandonato l’immagine di “internet per zone disservite” per puntare su un mercato enterprise, governativo e infrastrutturale, con ambizioni globali.
Perché conta — soprattutto se già usi AWS
L’elemento più interessante di Leo è la sua filosofia di integrazione. Non è solo “internet da satellite”, ma un’estensione del cloud. Questo ha implicazioni concrete:
Accesso diretto al cloud: per un’azienda che già utilizza AWS, avere connettività che si collega direttamente ai propri servizi, senza passare per l’internet pubblico, significa ridurre complessità, diminuire la superficie d’attacco, migliorare prestazioni e latenza.
Semplificazione operativa: non serve combinare fornitori diversi per connettività, networking e cloud. Con Leo, Amazon offre potenzialmente una soluzione end-to-end, dalla dish sul tetto al data center. Questo può semplificare deployment, monitoraggio e manutenzione.
Sicurezza e controllabilità: collegamenti privati, gestione interna dei gateway terrestri, infrastruttura consolidata. Per imprese, enti pubblici o governi, questo può rappresentare un vantaggio strategico.
Scalabilità e copertura globale: se la costellazione sarà realizzata secondo i piani, Leo può offrire connettività ovunque, anche là dove le reti terrestri non arrivano o sono inaffidabili. Per operatori logistici, ONG, servizi di emergenza, etc. questo è vitale.
Amazon sta vendendo solo banda satellitare, ma al contempo sta costruendo un’infrastruttura integrata per servire aziende e istituzioni che hanno esigenze di affidabilità, latenza, sicurezza e integrazione cloud.
Ground station europee e sovranità digitale
Un aspetto cruciale — spesso sottovalutato — è la distribuzione delle ground station (gateway terrestri). Recentemente Amazon ha installato una ground station per Leo al Santander Teleport, in Spagna.
Questo è sia un dettaglio tecnico ma anche e sopratutto un elemento strategico. Significa che l’Europa non è solo “coperta da satelliti che passano sopra”, ma può avere un punto di terminazione del traffico sul territorio. Per governi e organizzazioni che vogliono mantenere controllo dei dati e sovranità digitale, questo aspetto è fondamentale.
La rete di Leo è progettata come ibrida: satelliti in orbita + interconnessioni ottiche laser tra satelliti (inter-satellite link- ISL) + ground station + backbone terrestre. Questo modello la rende potenzialmente adatta a scenari in cui è essenziale minimizzare dipendenze esterne e assicurare governance locale.
In confronto, altre soluzioni satellitari vengono spesso percepite come “poco controllabili”, con routing internazionale e possibile dipendenza da operatori extra-europei. Se Leo implementerà una rete di ground station ben distribuita e un’infrastruttura end-to-end gestibile (o almeno certificabile) in Europa, potrebbe rappresentare un’alternativa concreta per chi cerca connettività satellitare con controllo, sovranità e sicurezza.
Resta da vedere come Amazon gestirà governance, accessi, logging, cifratura e accordi con governi. Ma l’impostazione, almeno sulla carta, va esattamente in quella direzione.
Scenari militari e applicazioni strategiche
Per chi opera in ambito militare o in contesti sensibili, Leo presenta caratteristiche interessanti.
La capacità di installare terminali robusti e privi di parti mobili su veicoli, navi, basi remote o infrastrutture critiche offre flessibilità operativa. La possibilità di avere collegamenti diretti a reti cloud private, senza transitare per l’internet pubblico, riduce vulnerabilità e superficie d’attacco.
Le ground station distribuite territorialmente permettono di mantenere il controllo del traffico e dei dati all’interno di giurisdizioni specifiche, un elemento chiave per enti governativi e forze armate che devono rispettare requisiti di sovranità nazionale.
La costellazione globale, con inter-satellite link ottici, può garantire continuità di servizio anche in scenari di crisi o in zone dove le infrastrutture terrestri sono compromesse o inesistenti. Questo rende Leo uno strumento potenzialmente strategico per comunicazioni tattiche, logistica operativa, sorveglianza e coordinamento in teatri remoti.
Naturalmente, queste considerazioni devono essere contestuallizate. L’adozione in ambito militare dipenderà da certificazioni, accordi bilaterali, garanzie operative e livelli di sicurezza verificabili. Ma l’architettura tecnica e la distribuzione geografica delle ground station suggeriscono che Amazon sta costruendo un’infrastruttura compatibile con questi requisiti.
Cosa resta da chiarire
Nonostante le premesse solide, molte domande restano aperte:
Copertura reale: quanta banda sarà effettivamente disponibile in aree remote? Quanto tempo servirà per raggiungere la copertura globale promessa, considerando la scala del progetto (migliaia di satelliti, molte ground station)?
Governance e sovranità: per governi e realtà sensibili, sarà fondamentale avere garanzie su dove termina il traffico, come vengono gestiti i dati, quali leggi si applicano. Una ground station locale aiuta, ma i dettagli operativi contano.
Prezzi e accessibilità: Amazon non ha ancora rivelato un listino ufficiale per utenti consumer o piccole imprese. La competitività rispetto a provider terrestri (fibra, 5G) dipenderà molto dal costo e dall’affidabilità percepita.
Concorrenza e sostenibilità: con altri operatori satellitari già presenti, Leo dovrà dimostrare che non è solo una promessa, ma un servizio reale, affidabile e competitivo nel tempo.
Conclusione
Amazon Leo ha le carte in regola per essere molto più di un semplice “internet da satellite”. Con una costellazione ambiziosa, terminali moderni, integrazione cloud e infrastruttura terrestre, potrebbe diventare una vera rete globale utile non solo per chi vive in zone remote, ma anche per imprese, enti e governi che cercano flessibilità, sicurezza e controllo.
Il video-teaser non è solo marketing: è la rappresentazione visiva di una strategia industriale. Amazon sta costruendo infrastruttura, non vendendo futuro. E questo, in un mercato saturo di promesse, è forse il segnale più interessante.


